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Oncologia e psicologia: l’intervista all’esperto
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Benessere

Oncologia e psicologia: l’intervista all’esperto

Sono una fedele paziente della Fondazione Libellule Insieme, fondata nel 2015 a Milano dalla dottoressa Paola Martinoni, chirurgo oncologo e senologo. Ci vado ogni anno per fare tutti i miei controlli: visite, ecografie, mammografia. Ambiente tranquillo, volontari gentili, medici super professionisti, prezzi calmierati.

Lo scorso aprile, mentre aspettavo l’arrivo della ginecologa, ho scoperto che lo staff medico delle mie amate Libellule vantava anche uno psiconcologo. Una figura fondamentale per chi sta affrontando la malattia. Volendo saperne di più, l’ho intervistato.

Sorridente ed empatico, il dottor Davide Ferraris, 37 anni, psiconcologo* mi ha concesso quasi un’ora del suo prezioso tempo. Ecco l’intervista.

Fermo restando che ogni paziente è un mondo a sé, ci potrebbe raccontare come inizia e si svolge un percorso psiconcologico?

“Il mio è un supporto psicologico in oncologia: quando il corpo che si ammala, il benessere mentale ne può soffrire. In Italia questo tipo di sostegno è ancora poco diffuso perché considerato supplementare alle terapie oncologiche. Dovrebbe invece essere parte integrante del processo terapeutico del paziente che affronta questa grave patologia. Penso che anche i familiari dei malati oncologici dovrebbero ricevere un aiuto psicologico. Hanno un compito difficile, senza avere le competenze. Sostenendo i caregivers anche i malati ne trarrebbero beneficio”.

Grazie anche ai miei studi in psicologia integrata, adatto il mio approccio alle esigenze e alla personalità del paziente, senza schemi già preconfezionati. In primis, dedico qualche seduta alla psico-educazione. La comunicazione della diagnosi e della terapia, da parte degli oncologi, è spesso frettolosa. In seduta aiuto il paziente ad acquisire consapevolezza e se già sta affrontando un ciclo di chemio o di radioterapia, parliamo degli effetti collaterali delle cure. Le reazioni sono diverse: c’è chi fa resistenza, chi non sa cosa fare, chi si disinteressa”.

E come prosegue la sua “assistenza” al paziente oncologico?

“Uno step importante è capire quanto sia più o meno alta o bassa l’attivazione delle sue emozioni, per poterla riportare a un range più normale, in modo che non generi ansia (se troppo attivata) oppure depressione (se troppo bassa). Un ulteriore step è scoprire quali strategie la persona sta mettendo in atto per poter sopportare la nuova situazione. Spesso le modifiche del proprio corpo mettono in discussione la sua vita nell’ambito professionale, familiare e sociale, provocando un profondo disagio, come paura o vergogna”.

Seduta dopo seduta, compongo una specie di trama che incasella le risorse interiori e i valori intrinseci che, messi in campo, potrebbero aiutarli a stare meglio. Perché lo schema di vita del passato non vale più, accettare la nuova realtà è un grande passo in avanti”.

Tra i suoi pazienti ci sono più donne oppure uomini?

“Senz’altro più donne, oltre i cinquant’anni. Donne che hanno alle spalle pezzi di vita trascorsi con successo: matrimonio, carriera, figli adulti e che, di punto in bianco, si trovano davanti una nuova sfida, al netto di quello che è già trascorso.

Queste signore di solito vengono indirizzate dal loro medico, ma spesso sono loro stesse a cercare un aiuto psicologico. Si comincia parlando della malattia, ma dopo qualche seduta il focus viene traghettato su altri temi di vita: il timore di essere giudicato, per esempio mettendo in luce un lato caratteristico della persona su cui bisogna lavorare ma che non è legato alla patologia”.

So che che lei dottore sta seguendo due progetti a cui tiene molto, vuole spiegarli brevemente?

“Da poco ho valutato alcune donne operate al tumore al seno, scegliendone 10 che parteciperanno a un corso di scherma. Uno sport faticoso visto che dovranno confrontarsi con il cambiamento fisico del loro corpo: seno, braccio, spalla… le rivaluterò alla fine di questo percorso per capire cosa è cambiato in loro e vedere se la difficoltà di concentrazione e di memoria, che ho riscontrato è migliorata. Questo progetto è stato promosso dalla Fondazione Libellule Insieme e dallAccademia Scherma Milano, con l’appoggio di Isokinetic”.

“L’altro è Eu-Navigate, un progetto di oncogeriatria, finanziato dalla Commissione Europea, dedicato ai malati over 70 con cancro avanzato e con cancro cronicizzato, situazione con cui si convive per molti anni. Io sono il coordinatore italiano per conto della LILT Milano Monza Brianza e dell’ente affiliato alla ricerca della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ed ho formato dei volontari nominati “Virgilio” che vanno a casa dei malati per organizzare un supporto assistenziale su misura. Sono degli osservatori capaci di stare accanto al paziente durante nuovi invasivi trattamenti oncologici, alleviando lo stress e l’ansia costanti a cui sono sottoposti e monitorando tutti gli aspetti più importanti della loro vita”.

Cosa consiglia a qualcuno che volesse intraprendere la sua professione?

“Di ascoltare senza giudicare. Di essere accoglienti, umani, sensibili. Io cerco di farlo sempre perché anch’io in passato ho fatto percorsi psicologici sia personali che formativi in diversi approcci terapeutici. Qualche volta in schemi fissi e già predefiniti, mi sono sentito ingabbiato. Lungi da me volerli riproporre ai miei pazienti ai quali offro modelli flessibili che vengono incontro alle loro esigenze ed aspettative”.

*Il dottor Davide Ferraris da due anni fa consulenza alla Fondazione Libellule Insieme grazie a un fondo che supporta le persone che non possono pagare i costi delle sedute. E riceve nel suo studio privato a Milano. Per contattarlo: davide.ferraris.external@legatumori.mi.it e davidsweden1686@gmail.com

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