La voce narrante di questo post oggi sarà Elisabetta Muritti, giornalista di D – La Repubblica delle Donne, che cura sezioni di attualità, stili di vita e longevità.
Elisabetta ed io siamo state colleghe, in varie redazioni, per parecchi anni. L’ho sempre considerata un’acuta ed arguta giornalista dalla scrittura sopraffina. Sono molto felice che abbia accettato di recensire per noi “Un cervello sempre giovane” (Sperling & Kupfer), libro che ci insegna a mantenere la nostra mente in forma con le scoperte delle neuroscienze. Stefano Farioli Vecchioli, ricercatore all’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del CNR, ha messo il suo sapere, mentre Elisabetta Muritti ha reso fruibili concetti e informazioni difficili con la sua bella penna. Grazie!
“Volete restare giovani, nella testa, nel cuore e magari anche nella pelle? Non ammazzatevi di sforzi fisici e nemmeno di digiuni punitivi, e neanche stipulate inutili patti con il diavolo. Non serve neppure incolpare, o lodare, il vostro patrimonio genetico.
Dice Stefano Farioli Vecchioli, ricercatore all’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del CNR: «Per ottenere un beneficio mentale e cognitivo è meglio praticare uno sport con i tempi e con i modi che più si addicono al nostro carattere e ai nostri desideri». E poi? Poi sorvegliate per tempo il vostro stile di vita: mangiate bene, in ottemperanza all’antica saggezza della dieta mediterranea, conservate amicizie, interessi, entusiasmi. Cercate di tenere allenata la vostra memoria e le vostre performance cerebrali, e, sorpresa, tonificate l’una e le altre con i videogiochi. Se volete saperne di più, c’è il saggio che il dottor Farioli Vecchioli ha scritto per, intitolato Un cervello sempre giovane. Mantieni la tua mente in forma con le scoperte delle neuroscienze, alla cui stesura io ho collaborato, nel 2017.
Ma andiamo con ordine. Ho conosciuto Stefano più o meno nel 2014. Galeotto è stato Nicholas Spitzer, professore attempato ma in formissima dell’University of California di San Diego. Mi ero imbattuta nelle sue teorie e volevo scriverne un articolo per D, il settimanale di Repubblica. In sostanza Spitzer sostiene che per conservare per tutta la vita un cervello, un aspetto e uno spirito da ventenni occorre lasciar perdere abitudini, bilanci esistenziali, nonché parole crociate e Sudoku. Meglio buttarsi in lunghissime camminate all’aria aperta, al sole, e in continue sfide e avventure. Bello. Ma mi occorreva un controcanto più pacato e … latino: e avevo saputo che Stefano faceva esperimenti con i topolini di laboratorio, li faceva correre sulle ruote delle loro gabbiette, e aveva coordinato uno studio Ibcn-Cnr pubblicato su Stem Cells e realizzato nel laboratorio di Felice Tirone. Dallo studio emergeva che fare jogging blocca l’invecchiamento cerebrale e stimola la produzione di nuove cellule staminali, utili alla memoria.
Stefano non mi aveva illuso, anche se io avevo già pronte le scarpette e i pantaloni della tuta. «La neuroplasticità non è illimitata, sole e sport non possono renderci eternamente innovativi e creativi. Semmai possono, unitamente all’alimentazione adeguata, ritardare il nostro invecchiamento cerebrale».
Le ricerche di Stefano non erano passate inosservate. Tant’è che a stretto giro gli è stato proposto di scrivere il libro che vi ho citato. Ha accettato di farlo e mi ha fatto entrare nel progetto, perché, diceva, gli serviva una “socia” per rendere più amabili le sue “elocubrazioni” (le virgolette contengono le sue precise espressioni!). Al netto dei weekend passati sul computer, rimpallandoci i capitoli prima di presentarli alla nostra editor, è stata un’esperienza affascinante.
Tra le pagine di Un cervello sempre giovane potete trovare moltissime scoperte scientifiche, ma anche moltissime storie di vita. E moltissimi incentivi ad agire. Si va dall’aerobica per le emozioni ai danni del fast food, dai benefici della vita mondana ai poteri della musica e della danza, dall’“eterna gioventù” regalataci da una buona istruzione di base al valore terapeutico della meditazione e della compassione… E il tutto converge, al di là delle speranze della neurogenesi, verso una grande intuizione: il concetto di riserva cognitiva. Ovvero, la capacità del nostro cervello di fronteggiare i danni, inevitabili, che gli procura l’invecchiamento, approntando, parole di Farioli Vecchioli, «un gruzzolo di risparmi da spendere quando non riesce più a guadagnarsi le idee necessarie per far fronte alle necessità quotidiane». Vale davvero la pena, insomma, di pensarci per tempo”!
Elisabetta Muritti