Tranquille, non è una lezione di medicina! È un post, speriamo esauriente, dedicato al “microbiota intestinale”, facendo il punto della situazione con l’aiuto di un’esperta.
Di solito il termine microbiota è più che mai familiare a chi soffre di colon irritabile, pancia gonfia e di altri disturbi gastrointestinali, diffusi soprattutto nella nostra fascia d’età.
Il microbiota, una volta chiamato flora batterica, colonizza l’intestino ed è il protagonista del suo equilibrio. Parliamo di più di mille miliardi di batteri con la partecipazione di virus, funghi e protozoi, che lavorano all’unisono per svolgere alcune funzioni fondamentali per l’intero organismo.
Online si trovano pagine e pagine dedicate a questo organo invisibile, quindi per evitarvi la gran fatica di capire che cos’è il microbiota intestinale, come funziona, a cosa serve e a come risanarlo, Le Beauty’s Angels hanno dato la parola a una vera professionista in materia: la dottoressa Rosanna Giuberti, Presidente dell’Associazione Italiana di Idrocolonterapia.
Partiamo dal principio: dottoressa Giuberti vuole raccontarci in breve cos’è e come si forma il microbiota intestinale?
“Il microbiota intestinale si forma al momento del parto. Il canale vaginale attraverso cui passa il neonato è ricco di microorganismi che dalla madre si trasferiscono al bambino: così inizia la colonizzazione. Anche l’allattamento al seno favorisce uno sviluppo equilibrato del microbiota, organo che si evolve e si completa entro il terzo anno di vita del bambino. Ha purtroppo un calo fisiologico nella terza età”.
Quali sono le sue principali funzioni benefiche?
“Il microbiota intestinale ha diverse funzioni: regolare il nostro sistema immunitario perché determina sia la quantità sia la qualità della risposta immune del nostro corpo; permettere la produzione di alcune fra le vitamine fondamentali, come quelle del gruppo B e la vitamina K, che avviene a livello intestinale;
regolare la motilità intestinale aiutando il naturale meccanismo di contrazione e rilassamento del colon durante la fase di digestione.
Ecco perché è tanto importante impegnarsi per mantenere il nostro microbiota in buon equilibrio con uno stile di vita sano e attivo, una dieta equilibrata e ricca di prebiotici per sostenere i batteri buoni a discapito di quelli disbiotici”.
E quali sono invece gli effetti dannosi sulla salute in caso di disbiosi?
“Sempre più persone soffrono di “disbiosi“, cioè di uno sviluppo abnorme di batteri intestinali nocivi dovuti all’uso sempre più frequente di alimenti sterilizzati e denaturati, all’abuso di medicinali, di antibiotici presenti anche nel canale alimentare (carne di pollo, manzo, vitello) e all’inquinamento ambientale.
La disbiosi provoca una serie di disturbi funzionali (stipsi, colon irritabile, diarrea, malattie infiammatorie croniche intestinali) e metabolici (obesità, diabete, sindrome metabolica, dislipidemie e altro ancora)”.
Quando un microbiota si può dire sano?
“Quando è colonizzato da diverse specie di microbi, ciascuna delle quali deve annoverare un buon numero di unità, con una prevalenza di quelle benefiche per l’uomo, in equilibrio tra loro e con l’intestino che li ospita”.
In quale modo è invece possibile correggere la disbiosi?
“Facendo fare al paziente un test sulle feci, cosa che permette di avere le informazioni necessarie per impostare una terapia orale con prebiotici, olii essenziali, vitamine e minerali per favorire la crescita e il mantenimento della flora batterica probiotica “buona”. Prescrivendo poi anche probiotici su misura, scegliendoli in base al “terreno patogeno” riscontrato dal test delle feci. Un esempio: se il microbiota è carente di lactobacilli, bisognerà assolutamente integrarli… Infine, non devono mai mancare in questo percorso terapeutico gli enzimi sempre consigliati ad personam, utili a ripristinare la capacità digestiva di tutto il tratto digerente”.
Lei è specializzata in idrocolonterapia: ci spiega il legame tra il microbiota intestinale e questa pratica medica?
“L’idrocolonterapia (ICT) è un metodo che serve a risanare l’intestino lavando il colon con acqua purificata per eliminare anche tutte le scorie depositate nelle anse e sulle pareti intestinali, senza usare farmaci o altre sostanze. Questa pulizia profonda permette di ripristinare la flora batterica amica, favorendo l’eliminazione delle specie patogene con il completo reintegro del microbiota sano e l’attivazione della peristalsi, senza effetti collaterali. L’ICT inoltre si sta diffondendo sempre di più come tecnica di preparazione alla colonscopia, per gli ottimi risultati in termini di pulizia e di maggiore tollerabilità, se confrontati alla preparazione classica”.
Dopo un’attenta valutazione caso per caso, quando è più indicato consigliare l’ICT?
“Quando si soffre di disturbi dell’apparato gastroenterico come stipsi, colon irritabile, meteorismo, colite, difficoltà digestive, in caso di ipercolesterolemia e di steatosi epatica. Ed anche in presenza di vaginiti, cistiti e prostatiti recidivanti a causa di batteri gram – che dall’intestino migrano all’apparato urogenitale femminile e maschile. In tutti questi casi, molto spesso, è l’intestino che non funziona come dovrebbe”.
“I tessuti risultano poco ossigenati mentre tossine e rifiuti non vengono abbastanza celermente e sufficientemente eliminati favorendo così uno stadio di autointossicazione. Spesso le conseguenze a livello fisico sono: perdita di vitalità, stanchezza, scarsa concentrazione, cefalee, cattiva digestione ed alitosi”.
Per approfondire questo argomento, segnaliamo il sito della Dottoressa Rosanna Giuberti.