Nonostante l’emergenza Covid, in Italia è calata la mortalità e migliorata la sopravvivenza di molti tumori: lo dimostrano “I numeri del cancro in Italia 2021”, censimento ufficiale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica. Merito di importanti avanzamenti diagnostici e terapie innovative come i nuovi farmaci biologici e l’immunoterapia, ma anche della consapevolezza che, anche dopo un tumore, dieta sana e movimento contribuiscono a mantenersi in salute. Lo scotto delle terapie oncologiche, però, spesso lo paga la pelle perché circa il 75% dei pazienti ha problemi dermatologici. Prodotti giusti e una beauty routine corretta possono però aiutarli a prevenire e curare molti effetti collaterali. Ecco i consigli proposti dalla professoressa Magda Belmontesi, dermatologa e docente al Master di medicina estetica dell’Università di Pavia, autrice di “Pelle dalla salute alla bellezza”, un nuovissimo libro, appena edito da Tecniche Nuove.
Chemioterapia e radioterapia
“Radioterapia e chemioterapici uccidono le cellule maligne, ma rallentano anche il naturale turn over di capelli, unghie ed epidermide che diventano più fragili, deboli e sottili. L’effetto più conosciuto delle radiazioni ionizzanti, ma anche quello più temuto, è la caduta dei capelli, purtroppo permanente, e quello della ciglia e delle sopracciglia che non ricrescono più ma che possono essere “ridisegnate” con il trucco o con un micro tatuaggio professionale. Meno drastici, invece, gli effetti della chemioterapia: 2-3 mesi dopo la fine della cura i capelli riprendono a crescere. Nonostante ciò hanno bisogno di qualche attenzione in più: detergerli con shampoo delicati, tamponarli senza strofinarli ed asciugarli evitando phon caldi, piastre e lacche. No anche alle tinte sintetiche, sì alle colorazioni vegetali. Per rinforzare le unghie, invece, ok a cosmetici con acidi grassi essenziali, cioè arricchiti con omega 6-9, ceramidi, colesterolo vegetale e a integratori a base di aminoacidi contenenti una molecola di zolfo (come cistina,metionina o cisteina), sali minerali quali zinco e ferro, e vitamine tra cui la B6 e la B8″.
Per la pelle
“Cure assidue anche per la pelle. Quelle basic: detergerla con crema o detergente ultra delicati, (riacidificante pH cutaneo con Acil Glutammati) ed idratarla con trattamenti che contengono estratti termali addolcenti ed acido ialuronico ma se si assumono chemioterapici meglio non grattarsi: per evitare la comparsa di pomfi arrossati e lineari. Se è previsto un ciclo di radioterapia, invece, occorre alzare la guardia per ridurre i rischi di una radiodermite, una possibile reazione agli effetti tossici della radiazioni ionizzanti che provoca arrossamento, prurito, secchezza ed alterazioni della pigmentazione. Già nei 10 giorni precedenti al trattamento va steso un idratante lenitivo (con ceramidi ed acque termali per esempio) sulle aree che verranno irradiate, una volta al giorno. Dalla prima alla 15^ seduta va associato anche un siero con vitamina E, potente antiossidante che contrasta l’azione dei radicali liberi indotti dal trattamento. Dalla 16^ alla 25^ seduta si aggiunge l’applicazione serale di una crema restituiva (con ossido di zinxo, Aloe, vitamina E), mentre dalla 26^ alla fine delle cure il mix va rinforzato raddoppiando l’applicazione della crema restituiva”.
Occhio al sole
“Attenzione anche al sole: la pelle irradiata è a maggior rischio di arrossamento, scottature e iperpigmentazioni e quindi macchie scure. Per questo : no a bagni solari nei 3 mesi successivi al trattamento. Dopo, mai esporsi nelle ore centrali della giornata e utilizzare creme solari a protezione ultra Spf 100 con schermi di tipo fisico (a base di ossido di zinco o biossido di titanio, per esempio) da stendere almeno 20 minuti prima di mettersi al sole. Ne vanno applicati 2 grammi su ogni centimetro quadrato di pelle da proteggere, ripetendo l’applicazione ogni 2 ore e comunque sempre dopo doccia, bagno, o sudorazione abbondante. Evitare però prodotti con una texture grassa (sono potenzialmente occlusivi) ….. quindi meglio latte , fluido o mousse e la sera, dopo una doccia, utilizzare cosmetici doposole lenitivi e idratanti”.
Cicatrici
“La cicatrice chirurgica rimane la stimmate più visibile, ma alcuni accorgimenti possono far sì che la cicatrizzazione , che avviene naturalmente nel corso di 9 mesi, sia ottimale e lasci un segno quasi invisibile. Dopo la rimozione dei punti , la cicatrice appare arrossata e gonfia, ma da questo momento è importante monitorarla per valutare che non sia ipertrofica o al contrario ridotta al minimo e intervenire . Se per esempio è in rilievo e ha formato un cheloide si può utilizzare un vello di silicone, una sorta di pellicola da far aderire sulla cicatrice per tutta la notte, per alcuni mesi. Oppure, cerotti, sempre a base di silicone, da applicare ogni giorno lungo tutto il decorso della cicatrice, per almeno un paio di mesi: favoriscono la scomparsa del rossore e riducono l’ispessimento della cicatrice. Un ulteriore accorgimento, valido anche se la cicatrice non è ipertrofica: massaggiare delicatamente la zona 2 volte al giorno per 10 minuti con una crema con acido ialuronico e PDRN (polidesossiribonucleotidi) per evitare che il tessuto sottostante si riduca di spessore e consistenza”.
Terapie biologiche
“Anche i farmaci intelligenti (o biologici ), che agiscono su recettori specifici per ostacolare meccanismi che permettono alle cellule tumorali di crescere, possono giocare brutti scherzi alla pelle. Capita per esempio con uno dei più comuni agenti antitumorali, l’inibitore di un fattore di crescita dell’epidermide, il cui recettore (EGFR) è presente nelle cellule neoplastiche, soprattutto nei tumori colon-retto, mammella, polmone, testa-collo. Purtroppo si tratta di un recettore che si trova anche nelle cellule dell’epidermide che, una volta inibito, ne arresta la crescita ed aumenta l’infiammazione. Risultato : può farsi strada un rush papulo pustoloso che di solito inizia con la comparsa di arrossamento e gonfiore, per evolvere poi con la formazione di papule infiammate e pustole, che possono poi lasciare delle aree iperpigmentate. Per ridurne gli effetti occorre utilizzare idratanti senza alcolcon acidi grassi, ceramidi e acido lattico, da usare però con cautela (applicare delicatamente, scegliere formule senza profumi, senza parabeni, nickel tested), per non irritare la pelle. No, invece, a farmaci usati per l’acne : sono troppo irritanti. Per ridurre la secchezza, effetto in agguato con quasi tutti i farmaci biologici, è invece importante utilizzare detergenti privi di tensioattivi aggressivi come sodio laurilsolfato e sodio lauriletere solfato e va privilegiata una detersione con prodotti oleosi (arricchiti in niacinamide, ripristina l’azione barriera ed è rilipidizzante). Per idratare, invece, ok a creme prive di petrolati (paraffina e vaselina) e siliconi, privilegiando emulsioni acqua in olio con grassi vegetali di derivazione naturale, come burro di karitè, olio di germe di grano, d’oliva, di avocado o jojoba. NO, invece, a prodotti esfolianti a base, per esempio, di acido glicolico ed alfa idrossiacidi”.
Immunoterapia
“È una delle frontiere più avanzate della cura dei tumori che sfrutta anticorpi monoclonali che smascherano le cellule tumorali in modo che diventino un bersaglio visibile per il nostro sistema immunitario. Anche in questo caso, però, la pelle non ne esce in bellezza, anche se gli effetti dell’immunoterapia si possono manifestare più tardivamente rispetto a quel che succede con altri chemioterapici. Gli esisti più comuni: orticaria, secchezza molto intensa accompagnata da prurito e arrossamento. In questo caso il medico può prescrivere corticosteroidi o antistaminici da usare localmente, o per bocca, a seconda dell’entità dei disturbi. Comunque è bene evitare bagni caldi e docce prolungate, utilizzare detergenti neutri che normalizzano l’acidità del pH cutaneo e aggiungendo all’acqua oli ammorbidenti. Dopo il bagno e durante la giornata è bene applicare creme emollienti e lenitive, mentre per ridurre il prurito si possono applicare impacchi freddi”.
Gli esiti dell’immunoterapia per il melanoma
“Il primo farmaco approvato per l’immunoterapia oncologica oggi è utilizzato per la cura del melanoma, ma in alcuni casi può determinare la comparsa della vitiligine, malattia per cui il sistema immunitario attacca i melanociti ( le cellule che danno alla pelle il suo colorito) che, morendo, lasciano chiazze bianche, a volte associate a prurito. Purtroppo non esiste una cura definitiva per la vitiligine, anche se gli studi indicano che la sua comparsa si associa ad una maggior sopravvivenza al melanoma. Usare creme cortisoniche (prescritte dal medico), soprattutto al suo esordio, sembra però che aiuti la ripigmentazione, riducendo l’infiammazione. E’ comunque importante utilizzare anche una protezione solare alta e ricorrere a dermocosmetici colorati, prodotti solari specifici per la vitiligine (per esempio, TAE-X Inverse) che, riducendo le differenze di colore, possono poi ricreare quell’armonia estetica che aiuta a ritrovare il sorriso”.